Dertritte grimm- demoiselles d' honneur- hommage à w s burroughs- di' a laura che l'amo- il biglietto che è esploso p.49-succhiata attraverso i genitali perlacei donna su dalla sua grande doccia di sperma- anelli di diamanti spruzzano fuori da te- dovrebbe essere tenuto a mente- corpi eiaculati senza una copertina-
questo va tenuto a memoria nel volo di questa voce nel fiotto stellato che solo il buio può svelare celandosi esso nella luce
che lo nasconde flessuosissimamente amplessandosi movimenti
innumeri di steli senza numero ondeggianti fruscio di frasche e fogliame serpi come collari di cigno e urobori dentro all’esistenza che è tutto uno spruzzare di schizzi e zampilli rifluire di lettere segni e suoni in sé stessi pseudonimi di vuoto e silenzio segue allegato
30/04/07
Riccardo Cavallo: GIORNALINO DI POESIA ASSOLUTA. Prolegomeno rococò#1
26/04/07
Greta Rosso: Il nome della cosa (la cosa senza nome) A una doppiatrice di Ingrid Bergman
è costato molto arrivare quassù
lui si occupa di battute (un settore in forte crescita)
"oh, guarda, la tua maschera è caduta"
ho detto autostrada, intendevo strada
la luce è abbacinante c'è latte grigio nel brillio dei nostri occhi
(chiusi)
alla domanda "le piace Brahms?"
dovremmo tutti accertarci di non saper rispondere.
Quindi documentarci.
25/04/07
Greta Rosso: Distico per mezzo di separazioni
Corpo uno: monologo
Non ti commuove l'asse centrale
attorno al quale ruota la mia bocca?
A turno, vedo, le parole ti presentano:
a- le parti ruvide del mio carattere, come l'associazione
tra gomito e stanchezza
b- le parti morbide del mio carattere, come l'associazione
tra spalle e stanchezza
e dovresti scegliere, ma resti incastonata
in uno scarto di tempo che non ti prende
attiva, nè capace, solo altrove.
Corpo due: in piedi
L'indiscutibile fascino del triangolo scaleno è
confinato a un'atmosfera canfora da preadolescenza.
Rimanemmo ore ad ammirare i lati iniqui
e il loro netto imporsi sui campi innevati.
Le orde barbariche sfuggivano il loro destino
e il vate, io no, non l'avrei mai baciato.
Solo la flora e la fauna
non hanno avuto ripercussioni.
Come allora alzo mura
quando non voglio ascoltare.
24/04/07
Riccardo Cavallo: Premessa ad ALINA_Madri e ad A
.veniamo ad antigone, che sia la tua versione posthuman o quella capace di amare e lasciarsi amare che kierkegaard sognava in aut aut, a condizione di mantenere segreti il proprio nome e identità. o a slavoj zizek che seguendo l’interpretazione lacaniana di Sofocle colloca soggetti quali appunto antigone re lear etc fuori dalle orbite del sociosimbolico, dei patti di fondazione del politico in quanto ciclo[auto] distruttivo
La tragedia è tutta nei nomi,e qui il mutare dei nomi racchiude fors’anche qualcosa in più;la bambola rotta e quel che c’è dentro –né può attribuirsi al caso la scelta di nomi propri che si pongono come il negativo di ogni pensabile categoria di classicità.Foglio strappato a
Glas,opera che per l’occasione rendo quasi anonima,dato il regime d’antigenere epistolare entro il quale si giocano “testi” e “commenti”:
La grande posta in gioco del discorso-dico bene discorso-letterario:la trasformazione paziente,ingegnosa,quasi animale o vegetale,infaticabile,monumentale,derisoria o piuttosto rivolta alla derisione,del proprio nome proprio,rebus,in cose,in nomi di cose.La cosa sarebbe qui lo specchio da cui prende avvio il canto,il calore(o colore n.d.r) di un aspetto che si arrapa (qui se bande) in un nome-
Laura Silvestri: ALINA_Madri (dall'Antigone)
ALINA Madri. Eravamo. Illuminate dal figlio nella corsa. Sprofondate nei lucidi capelli della
INGA Ora ti do ragione, Alina, questo tuo parlare, benché dissennato, va dentro alla cosa,
A. Vado ai miei. Una folla. Ci vado con questa pancia posticcia. E allora? Purtroppo per voi
LANA Strana, la ragazza. Prima sussurra invasata, come l'eroe che cade ma non sa, come uno che raccoglie sulle spalle destini implacabili, oscuri. E subito dopo alza la voce,
INGA Avremo tempo, dopo. Adesso invece mi va di ascoltare. In fondo la nuova versione è più
ALINA Un'innamorata dei morti, odiosa al mondo delle madri
A. L'hai detto. Mi ripugna questo vostro piagnisteo, questo affondare i piedi nella terra biascicando preghiere. Non sono più miei docilità e lamento, vado sola all'azione, al
Laura Silvestri: A (dall'Antigone)
A. Una macchina guasta? Un corpo meccanico, ai vostri occhi allibiti? Corpo grottesco, vi dite. Perché allora non portarmi in corteo per le vie della città, esposta in una gabbia, come fossi un nano, una donna barbuta, un freak di un circo di passaggio accampato in periferia... Ma la macchina funziona. A dovere. E' corpo bruciante, esplosivo, è macchina da guerra che inghiotte il mondo e si fa beffe di voi. Non m'importa cosa farete dei frammenti di me, in che dimora trasparente andranno a rifugiarsi, nonostante voi. M'importa la battaglia. L'inutile dispendio. Vi ucciderò con le parole e con questa risata d'eccesso che vi getto addosso come fiamma. Con queste mie braccia ora levate e scoperte, denudate. Vi offro queste braccia. Come un danzatore o un acrobata vi lancio questa sfida e la battaglia avrà la grazia acuminata di un passaggio sulla corda tesa, come lama di coltello, o il segnale di un polso rovesciato nella presa. Esponetemi agli sguardi, se ne siete capaci. Sono la vostra basilissa, la vostra piccola regina. Non vedete questa macchia bianca sulla fronte, e la bella coda che mi esce zigzagando da sotto la gonna? Ma attenzione a non incrociare il mio sguardo. E soprattutto, guai al mio respiro, alle porte, alle feritoie che dalla mia pelle liberano venti e virus che spezzano le rocce. Farò nuotare il mio corpo sui fossati neri di pioggia e peserà meno di un soffio o di un canto nevoso o di fragili sculture che si sfaldano in una sola notte come gesso o ferro rarefatto.
Inga Regina dei corvi e delle cagne. Regina senza altezze e sommità, schiacciata al suolo nero. E' abietto il tuo delirare e per giunta qui, davanti a queste tombe ancora scoperchiate. Lì dentro ti voglio vedere, affondata nel fango. Seppellirai tu i nostri figli, carni infelici, carni da nascondere all'inferno degli umani, e poi, solo alla fine, ti scaverai un'inutile fossa. Inutile perché, lo sai, noi tutte ormai siamo qui per lo spettacolo, il gran botto, e i tuoi infiniti frammenti vogliamo vederli disperdersi al vento che spazza la terra fradicia come coriandoli di questo nostro lurido precoce carnevale. Sarà quella, se vuoi, la tua danza. Quanto agli occhi, li posso fissare fin da ora, vedi, e mi sembrano solo piccoli spilli opachi, minuscole paludi senza trasparenza. Non scorgo niente, là in fondo, regina fredda e nera, né il gesto del tuo polso o un tuo passo sospeso ricordano feste di seduzione. O sbaglio, donne? Ci vedete una danza, in questo suo gravido barcollare? Vi turba la sua caviglia regale? Vi fanno paura i suoi occhi? E' certo parte della pazzia che ci ha invaso che noi si ascolti questo delirio superbo. Altro ha da discutere questo tribunale, piuttosto. Qualcuna di voi chiede un'altra sorte per la macchina guasta e lorda, per la piccola bastarda?
14/04/07
Riccardo Cavallo: Premessa a L
Le poche parole che qui si premettono come introduzione al testo antigoneo di Laura Silvestri altro non sono che ritagli da un flusso epistolare intercorrente fra chi scrive e l’autrice:Dal romanzo canti di lontananza pubblicato per i tipi di Palomar due anni orsono al trittico(anti )narrativo qui proposto,questa è passata a proposte drammaturgie e tragediografiche che hanno del suicidarlo sia su un totalmente ipotetico versante teatrale che su uno,di fatto come qui sui generis editoriale.E’-se si può dire,di antigenere che si tratta:Le coordinate della crisi sono abbozzate nel paragrafo sottostante.
Quanto al romanzo,in angelus novus:
Il romanzo attesta ed esprime il più profondo disorientamento del vivente>
Scrivere un romanzo significa esasperare l’incommensurabile nella rappresentazione della vita umana>
Il luogo di nascita del romanzo è l’individuo nel suo isolamento che non è più in grado di
esprimersi nelle questioni di maggior peso e che lo riguardano più da vicino,è egli stesso senza consiglio e non può darne ad altri.>
Laura Silvestri: L (dall'Antigone)
I. ...ogni parte del tuo corpo avrà i segni del disastro, dell'inutile catastrofe, le braccia, le dita, il tuo ventre che già si sta sfacendo, le ginocchia, i piedi che male ti hanno condotto, lasciando tracce di sangue al tuo passaggio. Conta bene, ti dico, di quante immonde parti è composto il tuo corpo, perché alla fine del lavoro ben poco di te resterà. E prega che qualche brandello possa un giorno trovare sepoltura, che qualcuno dei tuoi vivi ti venga a reclamare
A. Sepoltura... Ne abbiamo. Di cattive morti. Senza rito. Senza saluto. Mi avessero lasciato qualcosa. Ungere il petto, le cosce, i calcagni martoriati. Fare stoffe di corteccia. Scavare nelle radici aeree di grandi alberi un letto oscillante, vegetale e puro. Mi avessero lasciato almeno le ossa, per lavarle nell'acqua tiepida. Nella cenere calda tracciare il disegno del volto. Dare. Il sonno. Pace.
L. Guarda che belle parole ti escono adesso. Pace. Ma lì, nella tua bocca nera, e
come un soffio di lebbra, inarrestabile, mortifera. E' meglio per te se non la ripeti, qui, in mezzo a noi. Un fiato osceno, impronunciabile, ha spazzato le nostre strade, dilagando, oltre finestre sigillate, e blindature, e crepe. La nostra pace è un'infinita bruna combustione. Il nostro sonno vive di macabri balli, scomposti, di un infinito spalancare bocche, sospesi nel vuoto. Ma lo sai che la città è piena di banchetti, davanti alle porte delle case, ovunque mense funebri, come se nessuno ormai potesse più vivere dentro le stanze... (...) Che dici, ti basta, o hai bisogno di altri dettagli, porzioni di orrore?
A. Nessun legame, ormai. Non potremo ricostruire. Come dire. Spiegare. Come
una straniera. Come un parlare di spettro. Se chiedono di A. dite che l'avete vista andare verso. Vado ai miei
I. Ehi, piccola bestia, attenta a parlare di parentele. Potrebbe costarti caro...(...)
11/04/07
Riccardo Cavallo: Prolegomeni a un rococò
La figura genuflessa qua nel talamo dell’ade di meissen meclemburgo locmaria o qui nel portico di cuneo offre nude le piante dei piedi e l’ingresso al fondoschiena per cui vivere non è più pena appena fasciata di celestiale azzurro di porcellana nella modulazione rococò di non altro che siano bellezza e speranza congiunte
Riccardo Cavallo: Cartolina a Circe
sia data una circe una porcara nell’ora della siesta
capace d’essere maiala in motivi fallofloreali
una casa lingua aperta su tutti i canali da ricondurre incantagioni e ritorno ancora alle consolazioni della filosofia negli angoli bui entro cui la vita recita sé stessa vale a dire che da sé si recita il chissachè ed il costruirsi di frasi così,fra le quali che nessuno uscirà vivo di qui,un volume che tutti li racchiude,come questo foglio che forse non è neppure un foglio
Della composizione
gli stessi lineamenti umani - un particolare ingrandito - il mutamento è uno soltanto - identico - ancor prima di saperlo - solo cornici o montature - anch’esse parte di un viaggio - quel disegno col pesce al centro si può manovrare su diversi registri - parlati - a tratti - completati - fin dal titolo - scritto ancora prima di scrivere - un oggetto che tuttavia eccede come pezzo di composizione - esposizione - parlando darsi torto - lettere - incipit già scritti - corpi tirati a secco - cosa accade quando un plus valore si dissolve - offerta agonistica che specula su un meccanismo di cui l’autore è solo strumento - poi l’epilogo - per uniche straordinarie avanguardie - righe apparenti - appartenenti - semplici - tirate delle righe - per meccanismo interposto - sopra - il discorso - corpo estraneo di una parola di una didascalia di un altro ritratto - domanda che può essere ripetuta - pista - grafo o traccia - costretti alla chiacchiera - due pagine unite tra di loro - zoo - un’ultima parola - poi - la firma - anch’essa tronca - dal suolo - da un abisso - emergono pezzi di parole da continuare all’infinito - dislocate - dissociate - disunite - sfalsate - interrompere la struttura di manutenzione del testo - un autoritratto - altra strana manifattura inganna l’osservatore invertendo l’orientamento delle mani - in ritardo sul culmine del testo - esibirlo come altro ma senza conclusione apparente - tirato soltanto un filo a riprodurre sullo sfondo una scena una sola volta - un ritaglio - cucito - ricomposto - penetrato - come una narrazione che può svolgersi - tutto funziona - o comincia a funzionare - quasi spontaneamente - dalla manoscrittura le limitazioni del ritmo della scrittura e perfino - qui calcolata - della cancellazione - descrivere chiaramente non può bastare - dopo averlo messo in trappola - il testo - dopo avergli messo il morso - valutare l’economia dei mezzi - per esempio - amati a parole ingannati ancora - in altra lingua - fatto d’esprimere trame nel corso d’una programmatica formale - non proprio una identità - paradosso che assorbe lo spazio della voce in mezzo a mutilazioni - a testualità prive di mondi che - nondimeno - riguardano l’autore - una teoria del ritratto - la forma - il chiasmo - il colore non detto non parlato - eseguito - di colpo - a blocco dentro o fuori la lingua - assomiglia ancora a un grido informe - a una protesi aggressiva destrutturata sui due lati di una linea di frattura - nel culto del ricordo i tratti procedono a scosse - la mano ripiegata - la testa inclinata - le dita a sostegno d’un minimo moto - un testo senza più ombra di cosa in sé - a contatto con quello che incide - che attua ai limiti - sulle linee di struttura - di scontro