A. Una macchina guasta? Un corpo meccanico, ai vostri occhi allibiti? Corpo grottesco, vi dite. Perché allora non portarmi in corteo per le vie della città, esposta in una gabbia, come fossi un nano, una donna barbuta, un freak di un circo di passaggio accampato in periferia... Ma la macchina funziona. A dovere. E' corpo bruciante, esplosivo, è macchina da guerra che inghiotte il mondo e si fa beffe di voi. Non m'importa cosa farete dei frammenti di me, in che dimora trasparente andranno a rifugiarsi, nonostante voi. M'importa la battaglia. L'inutile dispendio. Vi ucciderò con le parole e con questa risata d'eccesso che vi getto addosso come fiamma. Con queste mie braccia ora levate e scoperte, denudate. Vi offro queste braccia. Come un danzatore o un acrobata vi lancio questa sfida e la battaglia avrà la grazia acuminata di un passaggio sulla corda tesa, come lama di coltello, o il segnale di un polso rovesciato nella presa. Esponetemi agli sguardi, se ne siete capaci. Sono la vostra basilissa, la vostra piccola regina. Non vedete questa macchia bianca sulla fronte, e la bella coda che mi esce zigzagando da sotto la gonna? Ma attenzione a non incrociare il mio sguardo. E soprattutto, guai al mio respiro, alle porte, alle feritoie che dalla mia pelle liberano venti e virus che spezzano le rocce. Farò nuotare il mio corpo sui fossati neri di pioggia e peserà meno di un soffio o di un canto nevoso o di fragili sculture che si sfaldano in una sola notte come gesso o ferro rarefatto.
Inga Regina dei corvi e delle cagne. Regina senza altezze e sommità, schiacciata al suolo nero. E' abietto il tuo delirare e per giunta qui, davanti a queste tombe ancora scoperchiate. Lì dentro ti voglio vedere, affondata nel fango. Seppellirai tu i nostri figli, carni infelici, carni da nascondere all'inferno degli umani, e poi, solo alla fine, ti scaverai un'inutile fossa. Inutile perché, lo sai, noi tutte ormai siamo qui per lo spettacolo, il gran botto, e i tuoi infiniti frammenti vogliamo vederli disperdersi al vento che spazza la terra fradicia come coriandoli di questo nostro lurido precoce carnevale. Sarà quella, se vuoi, la tua danza. Quanto agli occhi, li posso fissare fin da ora, vedi, e mi sembrano solo piccoli spilli opachi, minuscole paludi senza trasparenza. Non scorgo niente, là in fondo, regina fredda e nera, né il gesto del tuo polso o un tuo passo sospeso ricordano feste di seduzione. O sbaglio, donne? Ci vedete una danza, in questo suo gravido barcollare? Vi turba la sua caviglia regale? Vi fanno paura i suoi occhi? E' certo parte della pazzia che ci ha invaso che noi si ascolti questo delirio superbo. Altro ha da discutere questo tribunale, piuttosto. Qualcuna di voi chiede un'altra sorte per la macchina guasta e lorda, per la piccola bastarda?