02/09/09

parole erranti, ben vautier a cuneo




Ben, nato a Napoli il 18 luglio 1935 da madre irlandese e padre francese, si considera:
più virile che sincero, più sincero che ambizioso, più ambizioso che intelligente, più intelligente che bello, più bello che onesto, più onesto che spiritoso, più spiritoso che originale, originale quanto volonteroso, volonteroso quanto assennato, assennato quanto originale e volonteroso.
E si dedica anche una poesia:

Ben

Mio caro Ben, piantala di prenderti per un genio,
è ridicolo
Tu sei contro l'opera fisica perché non sei
in grado di produrne una di qualità.
Tu dici firmare tutto Duchamp l'ha fatto prima di te
Tu dici non firmare niente Manzoni l'ha detto prima di te
Tu dici bisogna distruggere L'ARTE, Flynt l'ha già detto
Nella tua collezione l'unico pezzo è un Rauschenberg.
Tu sei un ficcanaso.
Nessuno ti prende sul serio.
Ogni pretesa deve avere delle basi
Tu non fai del teatro, dai solo spettacolo.
L'arte totale* serve da pretesto alla tua indolenza
Tu sei un Monsieur che può far tutto ma non fa niente
Se, come dici, tu sei un creativo
datti da fare per dimostrarcelo
Anziché darti da fare per criticare gli altri.
La prova che tutti se ne fregano di te
è che nessuno si dà da fare per te
e che devi scriverti da solo
le tue note critiche.
Lascia comunque uno spazio bianco in fondo pagina
in modo che un altro, non tu,
abbia l'ultima parola.

Sinceramente, Ben Vautier


* Nel 1963, Ben Vautier fonda a Nizza il Groupe Art Total - Fluxus, testimonianza della sua piena adesione al movimento internazionale Fluxus, sorto a New York nel 1961-62 ad opera di George Maciunas.
(cfr. Milano Poesia, VII Festival internazionale di poesia, musica, video, performance, danza e teatro, 18/24 settembre 1989)




Artista scompaginatore delle certezze che la società e il sistema dell'arte ci infliggono, Ben si offre in tutte le forme espressive purché escludano la dimensione mediatica dello spettacolo. A riprova di quanto qui si afferma, ci limitiamo, in questa sede, a riportare e commentare sommariamente un episodio letterario e editoriale - a nostro avviso tutt'altro che marginale - della pratica verbale e narrativa di questo graditissimo ospite della Città di Cuneo.
In primo luogo lo scrivere e il cancellare: effluvi di inchiostro e di materia, che erano la poetica e l'estetica di FLUXUS. L'apparente provocazione presente in alcuni brani di "Elle et je", squisitamente fluxus, cela un ritorno al mito priapico e dionisiaco, che si potrebbe cogliere addirittura in chiave di risacralizzazione dell'esistenza intesa come liberazione dai condizionamenti dei saperi acquisiti. Senza alcun obbligo di coerenza né verso di sé né verso altri, Ben non fa che continuare a rivelarsi quel che un tempo si chiamava un cantafavole e che la narratologia moderna e postmoderna definisce, più tenuemente, un affabulatore.
Quanto al contagio dissacrante della scrittura fluxus sull'impianto narrativo in stile rigorosamente settecentesco, ne testimonia un ulteriore episodio cui qui si accenna: "(...) Je fus le premier jour dégoûtée par leur saleté ... C'étaient des baiseurs infatigables et grossiers, voyeurs et pudiques à la fois. Ils ne se déshabillaient jamais. Par contre, moi, j'étais nue avec un peignoir chinois en soie naturelle ... La cinquième nuit, je fus littéralment couverte de foutre, un véritable bain, ça n'arrêtait pas.".
Siamo oltre ogni retorica della trasgressione, ma ci troviamo innanzi ad un'araldica di quello che FLUXUS fu, è ancora e forse sarà, nel medium irrinunciabile della parola vissuta e raccontata; questa svela l'intenzione di fare dell'arte, sotto le spoglie dell'autonegazione, l'unica possibile epifania dell'inconfessabile.


Le frasi di Ben Vautier qui citate sono tratte da: "Elle et je" (extraits), in TXT 20, "La peinture fait écrire", Lebeer-Hossmann Editeur, Bruxelles, 1986.



Testo critico di:
Riccardo Cavallo
Fulvia Giacosa
Ida Isoardi
Enrico Perotto







ben vautier: parole erranti (particolare)