Non tanto tre "livelli" economici, anzi, niente affatto: tre economie:
materiale
significante
libidinale.
Un'economia delle materie o dei valori legati alle materie: il seme da sprecare, da bruciare, da ingoiare (tutto tranne la fecondazione); la merda da trattenere fino al momento del consumo coprofagico che la rimette in ciclo; il culo tesaurizzato in vista di una deflorazione rituale (quasi un ready made) oppure usato per ottenere quell'eccesso in più che fa di un libertino uno scellerato "integrale".
Un'economia dei segni, del senso, dell'eccesso di senso, dell'assenza di senso (per eccesso o per difetto).
Un'economia del desiderio, della libido, della morte, un gesto paradossalmente finale e ricominciante.
L'opus rhetoricum è situato fra le due ultime economie, talora adatta la prima come riferimento epidittico. L'exemplum eccede la tesi, talvolta il contrario; e vi sono casi in cui, senza la benché minima contraddizione intrinseca o estrinseca, si eccedono a vicenda (bucando la retorica in questione mediante uno scambio davvero insensato)
"Lo facevano eiaculare e spandere il suo sperma facendo ben attenzione che colasse sulla paletta incadescente, e lo vedeva bruciare con gran piacere." (ventiseiesima giornata)
"Tutti sanno la storia del marchese di ... il quale, appena seppe della sentenza che lo condannava al rogo in effigie, estrasse il bischero dalle brache e gridò: 'Diocane! eccomi al punto in cui volevo, eccomi coperto di obbrobrio e di infamia; lasciatemi, lasciatemi, devo scaricare'. E lo fece immediatamente". (ventiduesima giornata)
A questo punto due formulazioni: quella riguardante la distruzione del seme, e quella, in parte omologa, concernente la perdita violenta della identità ovvero l'annullamento del principio d'identità (la "liquidazione"; per la "liquidità" sadiana cfr. Sollers "Sade dans le texte", Cavallo "quasi enunciando" 1977). Conseguentemente il tema, non solo narratologico dell'"eroe senza volto", del personaggio come funzione puramente apparenziale. Effigie, appunto.