01/10/24

D&G


...Le macchine desideranti [...] non cessano di guastarsi funzionando, non funzionano che guaste: del produrre si innesta sempre sul prodotto, e i pezzi della macchina sono altresì il suo combustibile. L'arte utilizza spesso questa proprietà creando veri e propri fantasmi di gruppo che cortocircuitano la produzione sociale con una produzione desiderante, e introducono una funzione di guasto nella riproduzione di macchine tecniche. Così i violini bruciati d'Arman, e le vetture compresse di César. Piú generalmente, il metodo di paranoia critica di Dalí assicura l'esplosione di una macchina desiderante in un oggetto di produzione sociale. Ma già Ravel preferiva il guasto all'usura, e sostituiva al minimo o allo spegnimento graduale le fermate brusche, le esitazioni, le vibrazioni, i colpi a vuoto, le rotture. L'artista è il signore degli oggetti; egli reintegra nella sua arte oggetti rotti, bruciati, guasti per ricondurli al regime delle macchine desideranti il cui guasto fa parte del funzionamento stesso; presenta macchine paranoiche, miracolanti, celibi come altrettante macchine tecniche, salvo a minare le macchine tecniche con macchine desideranti. Ben più l'opera d'arte è macchina desiderante essa stessa. L`artista ammucchia il suo tesoro per una prossima esplosione, e proprio per questo trova che le distruzioni, veramente, non giungono abbastanza presto...

Gilles Deleuze - Félix Guattari, L'anti-Edipo. Capitalismo e schizofrenia (Einaudi 1975, p. 34)