Un campo aperto di indeterminazione fra soggetto e oggetto. La terza metà dell'arte. La danzatrice: invisibile, insaccata, puro movimento dell'involucro plastificato, la voce d'angelo anima e farfalla; affondare nell'arazzo alle sue spalle. Contestata la puntualità e fissità della prospettiva e di molte prospettive. per questo: fogli strappati, reincollamenti di spazi. Fine dell'inverno. Tutto è primavera. Il tunnel sfocia in piena estate.
della serie: la terza metà dell'arte. Se proprio negli stati entropici di un sistema vi siano potenziali di rigenerazione, apocatastasi più che palingenesi. Se il passaggio dal concetto d'ordine termodinamico di entropia a quello di irreversibilità e strutture dissipative non sia a sua volta attraversato da qualche tunnel iperspaziale non caratterizzato da alcuna delle leggi note. Se poi vi fosse fra morte termica, dissipazione del vivente e dispersioni fotoniche un evento ulteriore che ha dimora nei non luoghi dell'irrapresentabile, negli ultracosmi della deprogettazione. Postillando ciò singolarità si identificano. Negli appunti preliminari quella che là era una donna è divorata da figure innumerevoli, a contrario, per controvanto, contrappunto e controtendenza il dialogo dell'anima e della danza, laggiù danzando dà agli occhi quelle stesse cose, in quello stato di splendida salamandra, aggiunge che l'unico perpetuo oggetto dell'anima è proprio quel che non esiste — assenza di anima il suo nome. Nel grigio incanto della fredda pioggia di primavera come schizzasse in forma di fluida umidità chiamata per parole attraverso inimitabili canali tutta quella gioia — vi si riversava come per bocche di sesso un carezzevole universo, l'oltrecosmo aprendovisi a ventaglio, a una processualità lineare subentrando i connessionismi delle reti neurali nel modularsi di configurazioni comunque altre, questa la città disegnata, una delle. ricomporre e ricostruire iscrizioni mutanti.
Il testo un pozzo gravitazionale — le luci di una città che si allontanano, tunnel o ponte dello spaziotempo. Gli impieghi e le funzioni narrativa e descrittiva: marcatamente fiabeschi fin dalle fasi cosiddette preparatorie da una o più costellazioni di nomi a fascicoli di fogli, da un'iscrizione minuscola a volumi espansi. più che una storia senza incanto un incanto senza storia. il principio informatore sono universi paralleli a incommensurabili distanze, doppi e simulacri — tutto si fa oggetto trovato in tali serie o collezioni di segnali, citazione da testi perduti, brandello fotocopiato, simulazione della memoria, evento comunque di recarsi altrove o esservi attraverso percorsi non rilevabili né rintracciabili, giochi d'astratti grafemi che vaniscono.