Una statua in gesso simula un originale che non vediamo, una fotografia ci
riferisce qualcosa a cui non assistiamo direttamente, un disegno prospettico
allontana il piano della visione di quel poco che ci consente di non vedere la tela
su cui è fatto. Il mappamondo che a volte ho usato mi è congeniale come tutte le
cose che ripetono e citano essendo dei falsi. Dei simulacri paradossali, schietti,
trasparenti di un'altra cosa. Mi affascina ogni congegno di falsificazione, di
finzione del racconto attraverso materiali.
da “flash art” (agosto-settembre 2008)
Giulio Paolini, Lo spazio, 1965