e poi io sono vivo e voglio stare fra i vivi, e quando sarò morto vorrò stare fra i morti, e non ci tengo e rimanere fra i morti ora che sono vivo
così dice e rientra con le ginocchia prive di quegli accenni alla paura, di scatti nervosi, il viso neppure sgomento. Lucidando gl'occhi le prende il mento fra le mani ma subito si discosta, no questo è un altro film, non posso stringerti fra le braccia e buttarmi in una qualche mischia che abbia in segreto il tuo nome.
così dice e rientra con le ginocchia prive di quegli accenni alla paura, di scatti nervosi, il viso neppure sgomento. Lucidando gl'occhi le prende il mento fra le mani ma subito si discosta, no questo è un altro film, non posso stringerti fra le braccia e buttarmi in una qualche mischia che abbia in segreto il tuo nome.
Lei prova un passo di danza sull'assenza d'umore, scioglie le braccia dietro la schiena e ammette di danzare sull'assenza d'amore. Lo scenografo si dimette.
La scenografia si dimentica. Il copione si rimette alle eccedenze dei due attori. (il personaggio dell'uomo, oltre ogni ipotesi di sfacelo, era: "mi immagino che di martedì tu sia la terra più bella". il personaggio della donna, oltre ogni ipotesi di sfacelo, era: "se almeno potessi amarmi senza indugio nè cesoie")