30/12/07

Tauba Auerbach





how to spell the alphabet
(ink and pencil on paper - 2005)





alexander melville bell's visible speech (consonants)
(guache and ink on paper - 2006)





k
(ink on paper - 2007)


: taubaauerbach.com


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23/12/07

Navyg & Mika: Demain encore et peut-être plus



Textes: Navyg / Illustrations: Mika














da/from: Navyg & Mika: Demain, encore, peut-être plus (Gotoproduction, Paris, 1999)


13/12/07

Riccardo Cavallo: Fogli tirati via da pagine già pubblicate


L'archetipo quello del motus perpetuum dell'acqua, come ovvia mimesi della superficie e della profondità della coscienza - lievitazione degli echi e delle risonanze. Mimesi non nel senso di imitatio: valga per epistole a detrattori passati e futuri, posto che "classico" e "romantico" non siano altro che i bordi irregolari di una costruitissima area di sensibilità, cosmesi che un tale linguaggio non può che oltraggiare. Obliato nel calore della stesura il terrore, che pare diminuire, o sparire addirittura, mentre si scrive, cosa che consiste nell'aggiungere foglietto a foglietto; ben più di un'epistemologia ed un'estetica del frammento, un'esigenza ineluttabile, piuttosto, che aderisce a necessità intrinseche, dalle quali è a sua volta generata, senza che si possa sapere cosa viene prima. Forse qua e là delle date, incerte e poco leggibili, graffite. È la scansione a trionfarvi come strumento di un’elaborazione infinita. Si rifiuti ogni neoromanticismo: attenzione al materico, fabuloso deposito d'ogni sorta di incantamenti, leggende e sincronie inaudite, fra squilli del telefono, polpi minoici, memorie di volatrici del cielo. La trama, a raccontarla, non durerebbe più di un istante. Il lago non era dove si trovava di solito, non fosse per i neri del montaggio; Godard o Bresson. Traiettorie indefinitivamente deviate, nell'avvicinamento alla cattedrale o al castello, che paiono svanire nell'indistinto man mano che ci si avvicina un ambiguo sostrato di risonanze. Questo il carteggio. Picassiana la donna: nudità perlacea ora di biacca ora di fango, vi retroagiscono memorie di tetti parigini ripensate con tutta probabilità a distanza, sulla Costa Azzurra, la cui luce nondimeno è tutt'altro che estranea agli artifici ed alle accensioni interne al campo dell'immagine. Quel che la luce finge di rivelare: un ordine irreversibilmente rovesciato, l'inversione dello sguardo. Supremo compendio grafico alla trattazione dei volumi disposti in un cubo immaginario è il segno zero, mal tracciato, in copertina (allegro-andante-minuetto uno e due-presto). Dall'ovale all'ovoide, sia esso totemico o modiglianesco: nella veduta impossibile si dispiega un antinaturalismo che perviene al suo punto di non ritorno. Era il 1971. Là si separava il pesante dal leggero, in un tratto scritturale istantaneo, precisamente quello che nella scrittura non è riducibile a discorso, senza bisogno di ulteriori feuilletons e chiacchiere. Nel gran gala della meditazione una magia antica e potente: essere, non essere, il riflesso della luna sull'acqua, la vita e la morte dimenticate in un gesto invisibile. Sommerse dalla vegetazione le tracce. Queste non erano che un tributo all'incantesimo di riportare il silenzio, cartelle dattiloscritte



12/12/07

Riccardo Cavallo: Fogli tirati via da pagine già pubblicate


estinti e Yeats a trascriverne il suono in versi immortali, canon perpetuus super thema regium; la fanciulla impubere posseduta contra naturam dal nano malvagio nei reami sotterranei davanti al camino acceso fra pentole ricolme d'oro e forzieri che celavano invisibili ricchezze, il ridente raggio di luce che la fiamma gettava sulle sue spalle e la sua schiena nude nella penombra, un facsimile strutturale omologo alla situazione di Elena sodomizzata tredicenne da Teseo, indi rinchiusa nella rocca di Afidna. Quasi fosse possibile circoscrivere alI'interno di un modello funzionale l'entelechia, dispiegata non altrimenti che in catastrofi, di un simulacro. "Me ne fotto della morale dell'umanità, come d'altronde di tutto il resto" precisava con acutezza Céline, evocando una bolla d'infando dolore, cumuli di biancheria stirata nell'appartamento materno, qualche stazione della metropolitana più in là, circa una quindicina, si udiva "fammi sentire il tuo froufrou". Scesero dal marciapiede in ritardo di quattro minuti, lui guardava il morbido movimento dei seni sotto il lungo abito da sera di lei, il traffico parve fermarsi. Le relazioni presentate erano tanto più incongrue tanto più si volgevano a giustificare eventi e soggetti: fantasmatiche causali, sensi di colpa ininterrottamente retroagiti nel discorso e attraverso di esso. Fra il blu e il nero della notte ci si immerge, o a dir meglio si svanisce in una sorta di meditazione profonda, nella quale notoriamente ogni sforzo si estingue. Oltre l'enigma del nome segreto del nano e dell'eroe non lontani sono gli indizi di Myrthenfraulein e l'istantanea venusiana della principessa - cui il vento sollevò il vestito (che anticamente stava ripiegato in un guscio di noce) fin quasi a toccare le falde del largo cappello di paglia, scoprendo un rado vello rossastro fra le sue cosce, inaspettatamente grosse appena fasciate come da una strettissima velatura di fumo; in un improbabilissimo commentario alla trasparenza la difficoltà massima consiste proprio nella coscienza dei propri cosiddetti strumenti: se si tiene conto che questi non sono affatto degli strumenti, valga come esempio il linguaggio. Non diversamente i colori: l'estrema difficoltà di nominare un colore unitamente all'essenzialità di nominare i colori, tutti colori deriva dal fatto che si cade incessantemente dalla monografia all'invocazione, e viceversa, per finire in una meditazione non più tematizzabile sotto alcuna rubrica. Al punto di confluenza fra la narratrice di fiabe e l'ascoltatrice nient'altro che il sogno. Era il sogno a vocalizzarsi nel suo stesso interno, Iris il nome della messaggera. La temporalità: mera ipotesi fra ipotesi, per giunta epochizzata, va a determinare ulteriori complessificazioni nel riquadro della banda orizzontale riccamente illustrata, luogo per definizione del racconto, e proprio in virtù di questo strutturalmente infedele alla sua




08/12/07

Greta Rosso: Senza progetto.7


1. Il punto primo potrebbe recitare questo:
"Dimentica ogni cosa che scrivi".
Ma sintatticamente non lo comprendo.

2.Ogni cosa si può scrivere.
Senza tuttavia pretendere
di averla scritta.

3.Un antico trattato sul linguaggio erotico della sonnolenza
afferma che le sole parole di valore
sortiscono durante le fasi r.e.m..

4.Il giornale di oggi invoca il ritorno dell'amanuense.
Lo riporto brevemente qua pigiando dei tasti.
Come li ha pigiati l'autore dell'articolo.

5.Poiché pone un grosso fiocco sulla mano ferma,
questa si crede ballerina e danzante.
In realtà non s'è mai mossa né ha scritto nulla, e così via.

6.La totale assenza di sé dalla poesia
richiede uno sforzo notevole inammissibile.
La critica lo conferma. Io, per me, non ci penso mai.

7.e: dovremmo ricordare:
ci sono corridori dei quali nessuno parla mai
(didascalia a una poesia fotografata inavvertitamente)

8.Il linguaggio assegnato alle poesie del futuro
io non lo credo affatto.
Non è nemmeno sottocutaneo.

9.Allora io ho aspettato. Ho descritto:
Ho iniziato il mio lavoro: essere invadente già alle ore otto di mattina.
Senza per questo farne un dramma.

10.Quindi, leggo, dovrei mettere in discussione
di esserne genitrice. Ma come negli scritti
su questa pelle si vede lo stesso disegno del tempo.

(Una poesia in nr. punti senza rimedio
non dovrebbe supportare grafemi fratti, nevrotici.
Ma io scrivo le poesie con le ginocchia.)



> da: strepitio <


05/12/07

Marco Giovenale: La casa esposta



[Soluzioni e dissoluzioni di luogo, 1996-2007]

Le Lettere, Firenze, ottobre 2007, Collana FuoriFormato

Fotografie in b/n e col. dell’A.

Prefazione di Antonella Anedda. Postfazione di Cecilia Bello Minciacchi

ISBN 978-88-608-7102-6, pp. 168, Euro 20.00


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