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14/11/24

la macchina dice

La scelta di utilizzare parti meccaniche prive di funzione come elemento principale dell'installazione potrebbe suggerire un significato simbolico o concettuale più ampio. Potrebbe rappresentare un commento sul progresso tecnologico e sull'industrializzazione della società, riflettendo su come queste macchine avvizziscono inutilmente senza uno scopo specifico.

Considerando i riferimenti a Tatlin, Lisitzky e Duchamp, potrebbe essere interessante indagare anche sul concetto di "macchine celibi". Questo termine, coniato da Duchamp, fa riferimento a oggetti meccanici o macchinari che non  hanno alcuna funzione pratica, ma conservano una sorta di fascino estetico o concettuale. Questo concetto potrebbe essere ulteriormente approfondito nel contesto dell'installazione scultorea, esplorando la relazione tra la mancanza di funzionalità delle parti meccaniche e la loro presenza nell'opera d'arte.

Un altro aspetto interessante potrebbe essere il confronto tra le parti meccaniche prive di funzione e le entità organiche. Questo contrasto tra oggetti artificiali e naturali potrebbe rappresentare una riflessione sull'equilibrio tra l'uomo e la natura, o sottolineare la disparità tra la perfezione organica della vita e l'imperfezione meccanica della tecnologia.

In conclusione, una scultura-installazione che utilizza parti meccaniche prive di funzione, con riferimenti a Tatlin, Lisitzky, Duchamp e alle macchine celibi potrebbe offrire molteplici spunti di riflessione. Questo tipo di arte potrebbe invitare il pubblico a considerare la relazione tra l'essere umano, la tecnologia e l'ambiente naturale, creando un dialogo tra il mondo organico e quello meccanico