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26/08/09

gherardo bortolotti: da "tecniche di basso livello"



84-85


84. In grandi masse, migravamo nelle pianure di un brand, in cerca di fonti più ricche di prestigio e di senso delle cose. Nel corso della settimana, la vita si limitava a particolari di secondaria importanza, come il caffè alla mattina, i ritardi dei treni. Alcune scene scollegate, fatte di interni in penombra, angoli con semafori, portoni, si presentavano come la nostra giornata, il nostro passato.

85. Nello stato di grazia della giovinezza, della perfetta condizione di consumatori, sprecavamo le occasioni per essere felici, per avere ragione su qualche cosa. Non capivamo il dolore e ne tenevamo conto distrattamente. Commettevamo, influenzati dalla stagione musicale corrente, errori senza riparo in occasione di amori unici, irripetibili.


68-69

68. Non era sempre ovvia la morale da trarre, il senso delle scene in cui comparivamo, ma l’articolazione di una frase generica, di una considerazione marginale sui particolari dei vestiti o delle facce, poteva bastare a restituirci alle nostre abituali distrazioni. La storia fuggiva in prospettive indecifrabili, e la guerra al terrorismo si astraeva. In molti ragionavamo sui benefici di un’ulteriore apertura del mercato dei servizi, in vista del conseguimento di uno status di perfetto liberismo e di intima purezza.

69. Nei pomeriggi d’estate, quando le maree delle fronde degli alberi, mossi dal vento lungo i viali delle periferie, accoglievano lo sguardo in ondate di verde e brusio, ci ricordavamo di momenti già vissuti e non diversi, di quanto eravamo stati felici, di quanto le distanze illuminate fornissero le prove di una redenzione in corso. Le poche parole che ci rimanevano da dire riuscivamo a rimandarle al futuro, alle ulteriori occasioni di riposo, serenità e comprensione.


206-207

206. Scegliendo di credere ai propri occhi, eve cedeva a un varietà di prima serata le facoltà di intendere e di volere che le avanzavano. Con il senno di poi di chi ha formulato troppi accordi a mezza voce, ambigui, con la realtà corrente ed il sistema dei media, riusciva a distrarsi fissando i particolari d’abbigliamento degli ospiti, la mimica della conduttrice. L’attenzione diventava talmente acuta che scordava, in modo immediato, ciò che vedeva.

207. Dalle regioni periferiche del benessere, in cui ci eravamo stanziati nei giorni della nostra giovinezza, dirigevamo i nostri sguardi oltre le feste, gli acquisti del sabato, le domeniche pomeriggio, e non vedevamo niente. La cavità dello stato delle cose era talmente ampia che venivano a raccogliersi, nella sua volta, cirri e cumulonembi.


175-176

175. Tentavamo di ricapitolare i punti di minor tenuta della nostra versione delle cose; cercavamo di approntare argomentazioni plausibili per superare anche i pomeriggi più estranei, le trasmissioni televisive più corrotte. La mattina, al suono della sveglia, ritrovavamo la naturale sensazione di dolore che ci accompagnava da anni.

176. Ai piedi della democrazia, sparsi nei nostri appartamenti termoautonomi, in ufficio, nei parcheggi dei centri sportivi, cospiravamo per sconfiggerla senza saperlo. Avevamo opinioni su molti soggetti che non ci riguardavano e, la sera, ci riunivamo attorno a qualche equivoco, come il telegiornale, i programmi di attualità, e prendevamo atto di ciò che era in corso, di niente.


20-21

20. Periodi di pochi giorni, in cui tutti avevamo modo di capire lo stato delle cose, la realtà della guerra, delle morti di massa, i bisogni del mercato, gli interessi e le alleanze che percorrevano il pianeta, mentre le versioni successive dei nostri pensieri, del nostro futuro, erano già pronte nelle redazioni dei telegiornali, negli uffici di marketing delle multinazionali.

21. Gli esperti ci assicuravano di avere nozione della politica nucleare iraniana, degli sviluppi della guerra in Iraq e le nostre case ci chiudevano fuori dalla storia, ai confini dei regni mitici di chi non è mai stato interpellato, di chi ha espresso opinioni irrilevanti. Le api stavano scomparendo. In alcuni scorci della giornata, nel mezzo del fine settimana, avevamo l’impressione di essere vivi e, quindi, irreali.





gherardo bortolotti

"tecniche di basso livello"

lavieri

80 pp. - 8,50 euro




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